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venerdì 2 gennaio 2015

Formula Radio Speciale - Gli Anni in Rosso di Fernando ALONSO

#tuttoilcalcioblog
di Marco D'Alessandro - Fernando Alonso Diaz, classe 1981, è stato uno dei tanti personaggi dello sport per cui l'anno 2014 ha segnato i titoli di coda su una storia appassionante, ma senza il lieto fine. Quello del "Matador" in Rosso è stato un ciclo che ha fatto sognare i fedelissimi del Cavallino e che per noi, qui su Ticb, è stato bello aver vissuto attraverso i racconti alla Radio di Giulio Delfino, la voce radiofonica RAI delle quattro ruote che, da grande ammiratore del talento di Oviedo, lo ha sempre esaltato e decantato. E allora, seppur il Nando di Maranello verrà ricordato come un Re senza corona, ripercorriamo i momenti più importanti delle cinque stagioni ferrariste di Fernando. Le emozioni, le radiocronache, le nostre sintesi mxmotori.

Non prima di ritornare a quel pomeriggio in cui tutti si resero definitivamente conto che stava avvenendo qualcosa di molto serio. Era la Domenica del 24 Aprile 2005, si correva nel rimpiantissimo autodromo di Imola, dedicato ad Enzo e Dino Ferrari, per il Gran Premio di San Marino. La Ferrari vede interrompersi il suo ciclo di abbuffate iridate, anche a causa di un cambio di regolamento sull'abolizione del cambio gomme con lo scopo preciso di azzoppare Michael Schumacher e costringerlo ad un'annata di transizione. Però è una rara giornata di riscatto e Michelone può scatenarsi. Sembra essere incontenibile la sua rimonta verso il comando della corsa. La Ferrari del più Grande va rifilando secondi di vantaggio, fino ad arrivare negli scarichi del 24enne che guidava la Renault azzurra e gialla: i colori delle sue asturie, oltre che dell'allora team di Flavio Briatore. Sembra imminente l'attacco decisivo e il sorpasso del tedescone, ma nasce la stella: Alonso non si scompone di un millimetro di spazio e un millesimo di secondo, non concede nemmeno un minimo margine di errore e riesce a chiudere ogni varco per una decina di tornate. Nessuno era mai riuscito a rimanere così glaciale con il Kaiserissimo che bussava alle calcagna. Taglierà il traguardo per primo, vincerà la terza gara consecutiva, farà capire al mondo che l'albo d'oro avrebbe presto conosciuto un nome e cognome nuovo. E Briatore, dopo lo Schumi formato Benetton, avrà scoperto un nuovo asso. Quel duello fu radiofonicamente raccontato così, con la Formula Uno che riuscì a ritagliarsi svariati minuti all'interno del sacro pallone in Tutto il calcio minuto per minuto.

In Renault vincerà due titoli iridati aggiudicandosi i bracci di ferro con la Mclaren di Raikkonen e la Ferrari di Schumacher. Non si rende molto simpatico tra i tifosi italiani con le sue esternazioni piuttosto pepate nei confronti dello stesso Schumi e del team di Todt. A Maranello approderà nel 2010, dopo anni non felicisissimi tra Mclaren-Mercedes e di nuovo Renault. Il presidente Montezemolo punta forte sullo spagnolo per ricostruire una competitività andata persa dopo le rivoluzioni tecniche del 2009 e l'arrivederci a Raikkonen, così come ai monumenti di Jean Todt e Ross Brawn. Il colpo di fulmine con Fernando è a prima vista: il Gran Premio del Bahrain è un battesimo da sogno. Le Rosse sfruttano una defaillance della Red Bull di Vettel e fanno doppietta. L'estratto è dai servizi di Giulio Delfino per il Gr1 del 14 Marzo 2010. L'edizione serale delle 19 si aprì proprio con il trionfo della Ferrari come prima notizia. Come ai tempi migliori.



La Ferrari partì fortissimamente, ma a dispetto dell'entusiasmo dovette recuperare abbastanza ai team rivali e tornerà a vincere solo in estate, ancora con una doppietta, ma col discussissimo scambio di posizioni con Felipe Massa che, probabilmente, buttò definitivamente a terra il morale del brasiliano, rassegnato al grado di seconda guida, ma non alla Barrichello: Alonso è una prima guida che prima di tutto si assicura di distruggere il secondo pilota, più che assicurarselo come fedele compagno di squadra. La svolta del 2010 arriverà a Monza, il 10 Settembre, il regno del ferrarismo. Fernando torna a far salire l'alta marea rossa sulle gradinate, per la prima volta dopo Schumi. Conquisterà la pole position dopo due anni che una Rossa non partiva "al palo". Vincerà la gara più attesa risuperando ai box la Mclaren di Button, anche grazie ad un cambio gomme da miracolo dei meccanici che impiegarono solamente 3 secondi e 4 decimi. Fu un trionfo totale, alla sua prima Monza da ferrarista e non più da "nemico".

"E' un emozione che se non la vivi la tua vita da pilota non è completa", affermò l'Alonso che aveva appena toccato con mano il significato di infiammare la Parabolica o la Variante della Roggia, vestendo la tuta rossa. Ed è un Fernando carico come una molla quello che nella successiva gara di Singapore corre il Gran Premio perfetto: pole position, giro veloce in gara, vittoria e leadership dal primo all'ultimo giro. In gergo si chiama Grand Chelem. Ma fu soffertissimo, perchè ottenuto al cospetto di avversari più veloci: vinse come ce lo ricordavamo, da avversario, quella volta ad Imola. Con una guida chirurgica, impeccabile, in un circuito cittadino, con l'inseguitore francobollato all'anteriore per quasi due ore: "Ce la fa Fernando Alonso. Ce la fa!".

La seconda vittoria consecutiva è l'avviso ai naviganti che per il Mondiale anche lui sarebbe stato nettamente della partita. Il primo Gran Premio della Corea del Sud a Yeongam mette ko le due Red Bull ed il Nostro svolazza in testa al Mondiale nella mattina italiana, coronando una rimonta che verrà amaramente ed ingiustamente vanificata nel pomeriggio italiano e nella notte di Abu Dhabi del 14 Novembre 2010. Sarebbe stato un capolavoro da consegnare alla grande Storia, perchè si sarebbe potuto avere la dimostrazione dell'uomo più forte della macchina e della Ferrari che avrebbe vinto recuperando e colmando un palese ritardo tecnico dalla Red Bull. Sarebbe bastato il quarto posto. Nando scattava dal terzo posto. Una safety car al primo giro, con un incidente che coinvolse proprio Schumacher. Le dannate tattiche che s'incrociano e s'aggrovigliano selvaggiamente. Quelli della Ferrari finiscono nel pallone e il nostro sogno diventa l'incubo del settimo posto in gara, in un tracciato fin troppo moderno in cui tecnicamente compiere un sorpasso è poco più di un ipotesi. E' la Domenica del rimpianto più grande dal quale, forse, il matrimonio concluse la sua luna di miele. A godere è Sebastian Vettel, il più giovane campione del mondo di sempre: prima di quella gara era terzo in classifica generale e nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo..

Il 2011 della Rossa è dimenticabile. La rivoluzione della Pirelli come nuovo fornitore unico di pneumatici coglie il team in castagna, assieme al fallimentare progetto della "150° Italia". Fernando è lo spiraglio di luce nel buio. La fotografia esatta dell'annata è il Gran Premio di Spagna in Catalogna. Un favoloso scatto dalla quarta alla prima posizione alla prima curva che manda in delirio i suoi connazionali e il nostro radiocronista ("l'agente 007!"). Ma alla bandiera a scacchi arrivò quinto, desistendo, con l'aggravante del doppiaggio. Per la Ferrari è un punto basso. Salta la testa del progettista Aldo Costa. Tre anni dopo, in Mercedes, si gusterà la vendetta.

C'è un momento di libidine in un campionato stradominato da Vettel, ed è a Silverstone, il 10 Luglio 2011, a 60 anni tondi tondi dalla prima storica affermazione rossa da parte dell'argentino Froilan Gonzalez. Quell'anniversario così importante, quel richiamo così leggendario sullo stesso circuito di quella prima volta, venne celebrato da Fernando con uno smacco alla Red Bull e un dominio netto che consegnò l'unico successo stagionale al Cavallino. Alonso si dovette accontentare del quarto posto nella classifica generale, ma è a detta di tutti che il suo rendimento tenuto in un anno di vacche magre, meriterebbe una vettura più gratificante per l'anno venturo.

Il 2012 parte con premesse ancora peggiori, perchè il progetto F2012 è partito con presupposti poco incoraggianti. Dopo il primo test invernale pare che Alonso, alla prima recensione con i tecnici dopo averla domata per la prima volta, dirà che la sua Giulietta si guida meglio di questa monoposto. Ma dal temporale di quell'avvio campionato arriva un'impresa autentica a Sepang, al Gran Premio della Malesia, alla seconda tappa del campionato. La pioggia allunga i tempi della corsa e la trascina nelle ore. Nella difficoltà del bagnato spunta l'Alonso più fenomenale che, con una vettura da decimo posto, va a vincere. Dal muretto box della Ferrari c'è chi piange dalla commozione. Alonso Magico, gli scrivono. Nulla di più vero per chi, guidando alla Senna e alla Schumi, riuscì a capovolgere gli umori e le ambizioni del pianeta Ferrari. La gara si concluse nel mezzogiorno italiano, quando invece si sarebbe dovuta esaurire nella mattinata. Ma un'impresa del genere non sarebbe potuta essere coperta dalla Santa Messa radiofonica. E quindi Giulio Delfino potè accompagnare le ultime tornate..

In un campionato che si preannunciava di sofferenze, la Ferrari invece riesce a recuperare terreno ed arrivare in estate a comandare un Mondiale molto particolare, in cui non mancano sorprese e colpi di scena, con i vincitori di gare che si alternano tra di loro e i valori in campo che variano ogni due settimane. A Valencia c'è spazio per una nuova intensa pagina di emozioni: una vittoria in rimonta nella sua Spagna, dopo un sabato nero di qualifica. Il ko della Red Bull di Vettel, un podio colorato dalla memoria della Ferrari: passato, presente e futuro.

E' un Alonso in forma ultrasmagliante quello che va a vincere anche ad Hockenheim. La sua guida è magistrale e riesce a difendere la sua pole position dagli attacchi di Mclaren e Red Bull con freddezza e intelligenza tattica. Quello che nessuno avrebbe osato immaginare pochi mesi prima, è realtà: Fernando ha già vinto tre gare, va ancora più forte che nel 2010, comanda il Mondiale con 34 punti di vantaggio e 44 su Vettel. Una meraviglia, un tesoro.

Ma proprio quando comincia a sentirsi il profumo di anno buono, la Ferrari si perde negli sviluppi non efficaci alla monoposto, non riesce più a vincere una gara e Alonso per salire sul podio compie ripetuti salti mortali. Nemmeno la Dea Bendata bacia le insegne del Cavallino. Due incidenti in due partenze (Belgio e Giappone) con le due Lotus mandano all'aria due gare e la possibilità per fare punti. La Red Bull, all'inverso, aumenta il suo gap tecnico che diventa impareggiabile per la Ferrari. Come dice ripetutamente il Matador prima di ogni gara, bisogna aspettare e sfruttare i loro errori. La vetta Mondiale svanisce e si arriva all'appuntamento finale di Interlagos, tifando per la pazzia delle nuvole. E ci mancherà poco. Vettel viene centrato alla partenza e corre tutto il Gran Premio con una vettura danneggiata, ma riuscendo a resistere. Alonso non riesce ad andare oltre il secondo posto. L'iride sfugge ancora, stavolta per tre punticini. Riprovaci ancora Fernando, perchè appena avrai una Ferrari finalmente all'altezza, ovvero l'anno prossimo, nessuno riuscirà più ad avere la meglio sulla tua guida. Lo pensiamo un pò tutti.

L'avvio del 2013 sembra esaudire il desiderio. La Ferrari F138 sfreccia che è una meraviglia. Vince in Cina e domina in Spagna, arrivando a Maggio già con due successi nel carniere: mai accaduto in questo ciclo alonsiano.

Dopo quella vittoria a Barcellona, nessuno avrebbe mai pensato che quel primo posto non avrebbe avuto un seguito, fino allo sprofondo. Ad oggi, Gennaio 2015, l'ultimo hurrà ferrarista in Formula 1 risale a quel momento ormai remoto ad un anno e mezzo fa. Il nuovo prepotente risveglio della Red Bull, l'interpretazione dei regolamenti, la mancanza di sviluppi degni di tal nome, addormentano ogni nuovo pensiero glorioso. Vettel viaggia con il ritmo di uno schiacciasassi verso il quarto alloro. Ed alla Ferrari si crea più di una sensazione che il feeling tra Alonso e il team stia inabissandosi verso i minimi storici. Le sue dichiarazioni e i suoi lamenti per i mancati riscontri tecnici, innescano polemiche che il presidente Montezemolo cerca di disinnescare. Ma l'armonia non c'è più, sotto il ritornello dell'Alonso che fa i miracoli malgrado la sua Ferrari, di cui lo spagnolo è l'unica certezza. Il pilota infinitamente meglio della macchina diventa un leit-motiv che il Drake non avrebbe mai accettato. Una nuova miccia finisce sotto gli occhi e le orecchie di tutti, nel sabato delle qualifiche monzesi. Le comunicazioni tra pilota e muretto vengono trasmesse ad ogni diretta: anche quella radiofonica. Siete geni o scemi?

2014, l'anno del riscatto e di Raikkonen come nuova seconda guida. Macchè. Il buco nell'acqua chiamato F14T è invece di proporzioni bibliche. E' la Caporetto di un lungo capitolo di storia ferrarista. Quello di Stefano Domenicali come capo della gestione sportiva dopo il Gran Premio del Bahrain in cui le Ferrari vengono asfaltate anche dai tricicli. Sarà solo la prima vittima del tritacarne. Fernando, accompagnato da un'evidente musone ad aratro, suda le proverbiali sette camicie e conquista appena due podi in tutta la stagione. La giornata in cui dimenticarsi di tutto il grigiore è nel Gran Premio d'Ungheria, dove nella pista di Budapest le nuvole decidono di divertirsi. Alonso a due giri dal traguardo culla il sogno della clamorosa vittoria, ma deve accontentarsi di un secondo posto che ha comunque del miracoloso per essere riuscito a tenersi alle spalle le due spaziali Mercedes.

Rimarrà l'ultima magia ferrarista di Fernando Alonso che mai più riuscirà a salire su un podio con i nostri colori. A Maranello va consumandosi una rivoluzione da prima Repubblica che va oltre il semplice fine sportivo. La prima stagione senza vittorie dal 1993 costa a Montezemolo la poltrona della presidenza. Fernando non crede più nella Ferrari e le sue dichiarazioni mai concilianti con il bene della squadra fanno capire che il divorzio, in anticipo sul termine del contratto, è nell'aria. La nuova Ferrari di Sergio Marchionne fa tabula rasa di tecnici e uomini chiave. Fernando torna in Mclaren, dove si era lasciato in maniera a dir poco calda nel 2007. Sotto le insegne del Cavallino, si sognava di poter ripetere le magie schumacheriane, ma si sono ripetute le amarezze dei tempi del professor Alain Prost, quando il divorzio fu assai polemico e le vittorie furono solo sfiorate e rimpiante. Ma l'Alonso ferrarista è stato un pilota che, nonostante sia stato perdente, è riuscito a guadagnarsi più popolarità e stima dei tifosi: probabilmente è riuscito a dimostrarsi più forte negli anni in cui non ha vinto, rispetto agli anni in cui ce l'ha fatta. Fernando Alonso ha lasciato il Rosso non senza fratture con gli attuali vertici. Dalla critica gli si è rimproverato, non a torto, un difetto nel non essere stato quell' uomo-squadra come lo fu l'immenso Michael Schumacher. La Ferrari ha peccato di troppo alonso-centrismo, incentrando tutti i sforzi e le attenzioni in maniera spoporzionata verso il solo primo pilota. Il nuovo corso vorrà tornare a rimettere in chiaro i concetti di squadra e di team. Si ricomincerà da Vettel, l'erede di Schumi, in un 2015 che già assume le premesse della sofferenza e della lunga attesa. Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene non hanno lasciato spazio a equivoci. Ma nel frattempo, anche se non è riuscito nel suo intento iridato, è giusto tributare l'applauso al pilota spagnolo che ci ha comunque fatto sognare ed emozionare. E' un peccato che la leggenda della Ferrari non potrà vantare un titolo Mondiale vinto da Fernando Alonso. E' un peccato che la carriera di Fernando Alonso non possa essere stata resa definitivamente mitica da un titolo conquistato con una Ferrari. Duole non aver mai potuto ascoltare Giulio Delfino poter gridare quella frase con punto esclamativo finale, che rimarrà solo strozzata nella gola.

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