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venerdì 14 novembre 2014

La posta di Tonino Raffa - Puntata 11

Torna per un'altra puntata puntata la rubrica "La Posta di Tonino Raffa" che permette ai nostri lettori di interagire con una delle voci storiche di "Tutto il calcio minuto per minuto"

Vi ricordiamo che per poter partecipare, basta inviare la propria domanda a info@tuttoilcalcioblog.it

Vorrei un suo commento su JUVE-ROMA. Ritiene che sia stato uno spettaccolo discutibile? O che la cosa peggiore sia stata la lunga polemica a seguire?
Ci sarebbe molto da commentare. Non tanto per lo spettacolo offerto dalle due squadre (la tensione legata all'importanza del match ha generato parecchio nervosismo) ma per la gazzarra mediatica che si è scatenata. D'accordo, l'arbitro Rocchi non sarà stato impeccabile soprattutto in occasione del primo rigore concesso la Juve (nella circostanza non ha avuto assistenza adeguata da parte dei suoi collaboratori), ma da qui a massacrarlo per giorni e giorni ce ne passa. Qualche giornale, addirittura, ha titolato "Tripletta di Rocchi", alimentando la teoria del complotto e collocandosi sulle posizioni dei tifosi della curva sud. Il calcio non ha bisogno di un giornalismo schierato. Al contrario necessita di un giornalismo imparziale. In tanti hanno già dimenticato che un arbitro italiano, Rizzoli, ha appena diretto una finale di campionato del mondo. Ma abbiamo sfiorato il ridicolo con la puntuale interrogazione in parlamento sulla partita e sull'arbitraggio. C'è un mondo politico che vive fuori dal ...mondo. Sono anni che le Camere non riescono a licenziare la legge sugl'impianti sportivi, che litigano sulle riforme, che non riescono a varare misure efficaci contro la disoccupazione, la corruzione e l'evasione fiscale. Sono anni che tanti inquisiti siedono a Montecitorio ed a Palazzo Madama senza provare un briciolo di vergogna, eppure sono pronti a scagliarsi contro il calcio. Che avrà pure le sue colpe (sono tante e ben avvertibili) ma è difficile pensare che possa prendere lezione da questi signori. I quali sono pronti a giocare al tiro al piccione contro gli arbitri e i dirigenti dei club, ma non hanno avuto una parola di biasimo per i tanti consiglieri regionali dei loro partiti finiti sotto inchiesta per i rimborsi faraonici. Infine due parole su alcuni che pensano di essere "buoni tifosi". Mi riferisco a coloro che a distanza di settimane hanno insultato pesantemente Rocchi in aeroporto. Senza l'intervento delle forze dell'ordine forse saremmo qui a parlare di un pestaggio a sangue. Vogliamo aggiungere altro?

Che ne pensa del Cagliari di Zeman? La ritengo una delle sorprese del campionato
Nel Cagliari c'è sicuramente la mano di Zeman, come del resto è sempre avvenuto nelle squadre che il serafico maestro boemo ha allenato negli ultimi venticinque anni. Mi sono spesso stropicciato gli occhi quando ho commentato in passato partite del Licata, del Foggia, della Lazio e del Pescara (alla guida della Roma le cose non sempre sono andate per il meglio). Il Cagliari piace per la filosofia di gioco. Ma manca un uomo-gol capace di andare in doppia cifra. E questo non rende la classifica brillante. Con la sua tagliente ironia Zeman ha detto : "mi manca un cannoniere come Riva". E' stato il miglior complimento per "rombo di tuono" nel giorno del suo settantesimo compleanno.

I 7 goal della Roma contro il Bayern e il tracollo della Juve in Grecia. Non riusciamo a rinascere in Europa?
La Juve si è poi ripresa nella partita di ritorno contro i greci, mancando in pieno recupero il rigore del possibile 4 a 2 che avrebbe dato maggiori certezze in vista di un possibile arrivo a pari punti con l'Olimpiakos. La Roma non ha ancora assorbito il trauma della pesantissima sconfitta contro il Bayern, squadra di un altro pianeta. Nella partita di andata i bavaresi sono stati affrontati con molta presunzione. In quella di ritorno la Roma si è docilmente consegnata nelle mani degli avversari, rinunciando ad un atteggiamento più propositivo, proprio nella serata in cui non c'era nulla da perdere. Il gap che ci separa dai grandi club europei rimane ancora. Ma il discorso è antico : occorre un cambio di mentalità. E questo potrà avvenire lentamente e dopo riforme incisive.

L'Italia di Conte ha vinto ma non ha convinto. Cosa ne pensa?
Ci vorrà del tempo. Del resto dopo l'esito fallimentare del mondiale brasiliano, ci sono ancora macerie da rimuovere. Sperare in una Italia subito scintillante sarebbe stata quasi una pretesa fuori luogo. Lui ha iniziato vincendo e questo è già tanto con i tempi che corrono. Arma a doppio taglio, secondo me, la convocazione inattesa di Balotelli che in Inghilterra non sta entusiasmando.

Le polemiche contro Thohir dal presidente della Samp sono un segno dell'arretratezza del nostro campionato?
Le polemiche si possono fare sui problemi. Non contro le persone. E' stata una "sparata" sgradevolissima e di sapore diseducativo. Nel campionato che vorremmo non ci dovrebbe essere spazio per queste sortite. Rimpiango i tempi delle battute raffinate tra Boniperti e Dino Viola. Quella era ironia intelligente tra persone colte.

Secondo lei andrebbero riformati i campionati? Trovo la Serie B troppo troppo grande e ne rimette lo spettacolo. Che ne pensa?
Se ne parla da anni e sarebbe ora. La serie A e diciotto squadre e la B a venti. E' questo il format ideale, per alzare il livello dello spettacolo e per dare più spazio all'attività della nazionale. Lo capiranno? I club sono riluttanti. Molti dirigenti invece di ragionare sulle cose essenziali adesso si baloccano con una nuova moda : quella di cambiare capricciosamente il colore delle maglie per assecondare gli sponsor e la Tv. Fino a qualche tempo fa non avremmo mai immaginato di vedere il Parma in sgargiante casacca verde (anche se l'idea è legata ad un progetto benefico), la Juventus in blu o in giallo, il Cesena in rosa, la Lazio in amaranto. Dopo aver fatto di tutto per allontanare i tifosi dagli spalti favorendo la frantumazione demenziale del calendario, adesso i presidenti violentano anche il cuore e sentimenti del pubblico. La maglia è sempre stata il maggior elemento di identificazione delle passioni. Si sacrifica tutto sull'altare del Dio denaro.

E' troppo presto per giudicare l'operato di Tavecchio?
Si. Per lui il cammino resta tutto in salita. L'UEFA e la Fifa lo hanno sanzionato per la monumentale gaffe a sfondo razzista nella quale è incappato la scorsa estate. Lui ha accettato senza fare ricorso riconoscendo l'infortunio. Tra l'altro sul suo cammino si è subito trovato di traverso il CONI che ha ridotto il contributo alla Federcalcio inseguendo l'idea di una ripartizione più equa dei fondi. I maligni sostengono che Malagò abbia consumato a freddo la sua vendetta, ricordando che alle elezioni per il nuovo presidente del Comitato olimpico, la federazione decise di appoggiare la candidatura di Pagnozzi. In ogni caso Tavecchio potrà far ricredere gli scettici soltanto portando avanti le riforme che tutti aspettano (settori giovanili, stadi obsoleti, lotta alla violenza, funzionamento dei centri federali, rivisitazione della legge 91 etc...)

Cosa ne pensa della Samp di Ferrero? E' la vera sorpresa del campionato? E il suo "pazzo" presidente?La Samp è la grande realtà di questo girone d'andata del campionato. Impressiona la sua solidità e piace la sua filosofia. Il presidente dovrebbe limitare certi gesti e certe esternazioni. Il calcio ha bisogno di passione, è vero. Ma anche di sobrietà.

L'incidente di Bianchi ha riportato la F1 nel periodo buio della morte di Senna. Che ricordi ha legati a quel periodo della sua carriera?
Spero che Julies Bianchi vinca la sua personale battaglia per la vita dopo le lesioni cerebrali riportate nel terribile incidente sulla pista di Suzuka. Bisognerebbe avere il coraggio di sospendere le gare quando il livello di sicurezza si abbassa. Qualche minuto prima aveva ripreso a piovere intensamente e Bianchi è andato a sbattere violentemente contro un trattore che stava rimuovendo la Sauber di Sutil uscita precedentemente nello stesso punto. Può sembrare il senno del poi, mentre sarebbe opportuno che ci fosse sempre il senno del prima. Quel senno del prima che è mancato più di venti anni fa anche in occasione della morte di Ayrton Senna sul circuito di Imola, alla curva del Tamburello. Il venerdì, durante le prove libere, era avvenuto l'incidente di Barrichello (la sua Jordan si era ribaltata più volte finendo contro la rete di protezione, il pilota perse i sensi ed uscì vivo per miracolo). Il sabato , durante le qualifiche, arrivò un altro sinistro avvertimento con l'incidente mortale di Ronald Ratzenberger (si schiantò contro il muro a trecento all'ora). Senna si era recato a piedi sul luogo dell'incidente per capire i motivi e si rese subito conto che era saltato il piantone dello sterzo . Non bastò questo per far cambiare idea agli organizzatori. Senna rinunciò alla prove libere e la mattina dopo non fece nulla per nascondere la sua paura. Prima della partenza non scherzò con i meccanici come faceva sempre. Il suo sguardo era fisso verso la vettura. Poi disse : "correre è il mio mestiere". Fu la sua ultima corsa, quella che lo mandò dritto verso la morte. In ossequio alla legge infame secondo la quale lo spettacolo deve sempre continuare, gli organizzatori pregarono i familiari di Senna di dare la notizia del decesso solo dopo la conclusione della gara. Nei giorni successivi mi restarono impresse le immagini dei funerali in Brasile. Al pilota furono concessi gli onori riservati generalmente ai capi di Stato. In tanti osservarono che difficilmente capiterà di rivedere ancora tre milioni di persone per strada, in silenzio, dietro una bara. Di quel periodo mi ritornano in mente i pezzi strazianti ma bellissimi scritti dallo storico direttore della "Gazzetta dello sport" Candido Cannavò. Quei commenti grondavano di dolore e di umanità. Ricordo anche che con i colleghi di Radio Rai ci stavamo preparando a partire per i mondiali di calcio negli Stati Uniti. La malinconia per la morte di Senna ce la portammo nel cuore. Era un peso, con i suoi tanti perché, ed aveva lo stesso effetto dei mali fisici.

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