#Verdetti INTER CAMPIONE D'ITALIA 2023-2024

#TICBemozioni

Il Palinsesto sportivo di Radio1Rai

MERCOLEDI 24 APRILE 2024
Radio1Rai
ore 08:25,  13:20, 19:20, 00:20 Gr1 Sport
ore 20:55 Zona Cesarini
*Calcio - Coppa Italia ATALANTA-FIORENTINA (G.Scaramuzzino-C.Piccinelli)
Radio1Sport
ore 11:05 Palla al centro
ore 13:30 Pop Sport
ore 14:05 Numeri Primi (replica)
ore 14:30 Pop Sport
ore 17:05 Tempi Supplementari
ore 19:30 Pop Sport
ore 20:55 Simulcast con Radio1Rai 



venerdì 15 marzo 2013

Dietro al microfono: intervista a Paolo Pacitti

Domani si chiude il Sei Nazioni 2013 e noi dedichiamo l'intervista di questa settimana alla voce ufficiale del rugby made in Radio 1 Rai.
Stiamo parlando di Paolo Pacitti, che si divide tra Radio Rai e Rainews 24 e che oggi ha risposto alle nostre domande.

Esordio a Tutto il calcio.
Non lo ricordo. E’ accaduto per una partita di rugby, nel 1997. In quell’anno, precisamente nel mese di agosto, feci la sostituzione di un collega alla redazione sportiva del Giornale Radio. Fu un momento bellissimo. Il radiocronista lo avevo fatto in una radio privata della mia città, all’Aquila. Radio Città, che faceva concorrenza a Radio L’Aquila. Nel rugby eravamo io da una parte e Stefano Vespa dall’altra. Per la cronaca Stefano è il fratello di Bruno. Ma conoscere monumenti come Sandro Ciotti era come per un bambino essere rinchiuso in un negozio di giocattoli. Era quello che avevo sempre sognato.

Un suo ricordo di Alfredo Provenzali.
Una persona speciale. Quello che mi colpiva di Alfredo era il suo senso della misura. La giusta distanza dai fatti, anche quelli sportivi. E poi la sua ironia che nel nostro mestiere oggi entra nel club dei latitanti. Un fatto lo puoi raccontare di petto, nella sua crudezza. Ma Alfredo era capace di trovare un’angolatura diversa per far capire all’ascoltatore un particolare, un dettaglio. Lavorando in televisione mi sono sempre divertito a recuperare le immagini di grandi momenti dello sport azzurro. Una volta trovai le immagini della medaglia d’oro di Novella Calligaris ai mondiali di Belgrado. Recuperai la radiocronaca di Alfredo e la accoppiai alle immagini della gara. Beh, l’emozione fu proprio quella di avere dal racconto radiofonico, un qualcosa in più, i dettagli, quello che la televisione non ti fa vedere. Penso anche a Piero Pasini e al racconto di Monaco con le vicende dell’assalto dei terroristi di Settembre nero alla squadra israeliana. Beh le voci di Ciotti, Ferretti, Breviglieri raccontarono meglio di qualunque altro quello che stava accadendo, con un senso di immediatezza mai scaduto sul terreno della pura improvvisazione.

Noi siamo dei cacciatori di aneddoti. Avrebbe qualche storia particolare da raccontarci relativamente al suo ruolo di radiocronista?
Aneddoti pochi, sono ancora troppo giovane per averne. Ho delle immagini, dei flash: come gli occhiali tattici di Paolo Rosi il sabato mattina dopo aver alzato il gomito nelle conviviali che precedono la partita della Nazionale, o il letterale “Just a droppe”, solo una goccia, del centurione Alvaro Brini a Leicester mentre ordinava un whisky in un pub di Otley in Inghilterra. Oggi il figlio di Alvaro lavora con me a Rainews24.

Tra i nomi che hanno fatto la storia di Tic e non, a chi si è ispirato nel corso della sua crescita?
In testa il mio modello è Riccardo Cucchi. L’idea è quella di dare notizie essenziali (tempo, risultato, note di cronaca) di darle con ritmo. Di solito seguo il rugby: pensa a chi ascolta e vuol sapere che sta facendo il Milan e magari deve attendere altri trenta secondi prima di tornare al campo principale. Insomma, sopportatemi, sarà per poco… Nel rugby ci metto Bill McLaren, la voce della BBC che oggi non c’è più. Cercatelo su You Tube, se in Inghilterra il rugby è come una religione beh, credo che il profeta sia stato proprio lui. A Murrayfield, ci sono “Le sue ultime parole”, un quadretto con l’ultimo foglio di appunti di Bill. In quel foglio, credo la partita fosse Galles-Scozia, c’è un mondo di dettagli, presenze, note. Una cosa fantastica. Una preparazione del match esemplare. Difficile trovarne un altro come lui.

Lei è la voce del rugby di Radio Rai? Che emozioni vive a parlare da luoghi sacri come Twickenham?
Prima della partita posso consumare anche una moquette. Lo facevo anche quando giocavo. Mi metto nei panni del giocatore, penso a quale possa essere il modo migliore per affrontare l’avversario. A volte ci azzecco, altre volte no… Poi è la partita che conta. Cerco di anticipare l’idea del giocatore, inquadrando le traiettorie di corsa, la posizione del numero 10, il primo passo. Quelli sono gli interruttori che innescano il racconto, il resto è rugby. Twickenham, Murrayfield, il vecchio Arms Park, il Parco dei Principi ma anche stadi come l’Eden Park di Auckland, o la bellezza maori di un’Haka danzata a Rotorua, l’Ellis Park di Johannesburg. Uno dei miei più cari amici è Joel Stransky, il mediano d’apertura del Sudafrica che realizzò il drop vincente della finale mondiale Sudafrica-Nuova Zelanda del ’95. E’ la partita di Invictus, il film di Clint Eastwood su Mandela e il riscatto di una Nazione. Le emozioni sono quelle, sapere che in quei pezzi di terra è passato un pezzo di storia degno di essere vissuto. Io sono dell’Aquila, il terremoto ha colpito duramente la mia città. Così come è accaduto a Christchurch, altra città di rugby. C’è un giocatore che ha giocato sia con L’Aquila che con i Crusaders, si chiama Mike Brewer è un All Black e tra l’altro ha giocato anche quella finale. Gli incroci sono infiniti, un po’ come quelli delle soluzioni di attacco. E’ questa per me la magia del rugby.

Ci sono state prima di lei voci che raccontavano il rugby in radio. Ce le ricorda?
Penso a Paolo Rosi per la televisione, Alvaro Brini, Mirco Petternella e Domenico Marcozzi. Poi aggiungo Ugo Russo e Emanuele Dotto con il quale ho passato una bella stagione fatta a due voci. I primi non hanno avuto la fortuna di avere una Nazionale che giocava il Sei Nazioni. Hanno vissuto il rugby di una volta, quello fatto con pane e frittata, forse il più bello, il più vero, quello che oggi mi manca di più.

Stagione altalenante per il rugby azzurro. Inizio esaltante, poi qualche difficoltà. Cosa ne pensa?
Direi un Sei Nazioni altalenante, se penso alle sfide con Scozia e Galles, quelle sì decisamente sotto la media. Contro l’Inghilterra si è rivista l’Italia della Francia, quella che ha perso di misura con l’Australia e che ha giocato alla pari con gli All Blacks. Sono fiducioso che contro l’Irlanda gli azzurri di Brunel tireranno fuori un’altra prestazione da incorniciare, almeno per quello che si è visto a Dublino nella sfida tra gli Irish e i galletti.

L'Italia del rugby sembra essere sempre sul punto di fare il grande salto. Cosa ci aspetta per il futuro?
Sono fiducioso anche guardando alla prospettiva e al lavoro che sta facendo Brunel. Se la vogliamo dir tutta, sono almeno 8 anni che siamo fermi sul piano tecnico. Berbizier prima e Mallett poi hanno tirato il freno a mano. Brunel sta ridando alla squadra un gioco fatto di equilibri tra attacco e difesa e vedrete che in vista del mondiale inglese del 2015 l’Italia avrà un ruolo da protagonista. Il nostro traguardo, entrare tra le prime otto del mondo non è più un miraggio.

Talvolta è prestato al calcio sopratutto di B. Che differenza c'è nel preparare due sport così diversi?
Io mi sento un privilegiato quando mi arriva la telefonata di Riccardo. E responsabilizzato. Faccio volentieri il calcio, lo seguo, e se la redazione lo vorrà, continuerò a farlo. Prima della partita di calcio ho comunque il bisogno di prepararmi. Giornali sportivi, internet, evoluzione del modulo che gli allenatori mandano in campo. Numeri, nomi, precedenti, storie legate alla partita. In pratica mi sento sotto esame. E spesso accade che alla resa dei conti, magari sbagli il nome dell’autore di un gol. E lì arrossisci come quando sbagli un congiuntivo. Nel rugby mi sento di avere una back-door, un’uscita di sicurezza. Come dire è più facile, ma credo dipenda dalla forza dell’abitudine

Altri sport che ha seguito?
Qualche partita di pallavolo della Nazionale maschile e femminile

Cambierebbe qualcosa nella struttura della trasmissione?
Per me è la trasmissione perfetta. E’ come chiedere a Sofia Loren di andare dal chirurgo estetico. C’è il ritmo c’è la notizia e poi la partita la vedi anche se non hai le immagini. I miei colleghi sono fantastici nel raccontarle.

Lei viene da Rainews 24? Si divide ancora tra i due canali? Quali sono le differenza principali di questi due ruoli?
Sì mi divido ancora tra Rainews24 e Radio 1. A Rainews faccio il vicecaporedattore della fascia serale. Curavo il coordinamento e la messa in onda de Il Punto di Corradino Mineo, una sorta di assistenza al volo del conduttore. Poi il Tg delle 21, 22.30 e mezzanotte. Capitava di fare anche delle dirette, di andare in onda “a braccio” (in questo la radiocronaca aiuta molto). Una bella palestra, soprattutto perché libera. E questa libertà ci ha permesso di crescere e di diventare il canale All News più visto in Italia.

Sogni per il futuro?
Continuare a raccontare lo sport italiano e avere un’altra esperienza di lavoro insieme con i colleghi del Giornale Radio. L’ho fatto in Sudafrica per il mondiale di Calcio. Mi piacerebbe farlo in un’Olimpiade. C’è poi un sogno nel cassetto, quello di fare a Rainews una striscia di notizie sportive utilizzando la redazione del giornale radio. Se lo volessero, sarebbe una cosa rivoluzionaria perché tornerebbe a mettere al centro la parola in un mondo in cui è l’immagine che sovrasta.

Lei ha condotto la versione TV della puntata del cinquantenario. Che emozioni ricorda di quella puntata?
Grandi emozioni e grande fatica. La radio è voce, la tv è immagine. Ricordo un gran lavoro per mettere insieme le immagini e non tradire lo spirito della radio. Si faceva storia, dovevamo recuperare immagini ingiallite dagli archivi della Rai e riproporle. Pensa al jingle della Stock che introduceva la sigla di tutto il calcio, alla voce di Roberto Bortoluzzi, a quel rigido schema introduttivo che snocciolava le partite della giornata con lo schema: a Bergamo, Bologna batte Atalanta 1 a 0 e così via. Quei pezzi lì ho conservati, mi piace pensare di avere in un hard disk un pezzo di storia non solo della radio ma della storia italiana.

Domandone finale: che squadra tifa? 
Guarda, non tifo. So che non sta bene dirlo perché è troppo facile. Io non tifo perché non amo quello che accade in curva. Al calcio si stanno dando significati troppo diversi da quelli che dovrebbe avere un sport. Diciamo che sono trasversale: mi piaceva il Mourinho dell’Inter, la personalità di Maradona a Napoli, le battute di Platini, giocatori di personalità come Leo Junior. Tante idee e ben confuse? Sì va bene. Se poi mi chiedi per chi tifava mio nonno, beh era juventino…

0 commenti:

NOTA

Questo non è il sito ufficiale della trasmissione ma solo una comunità di appassionati.

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Le informazioni contenute in questo blog, pur fornite in buona fede e ritenute accurate, potrebbero contenere inesattezze o essere viziate da errori tipografici. Gli autori di tuttoilcalcioblog.it si riservano pertanto il diritto di modificare, aggiornare o cancellare i contenuti del blog senza preavviso.
Gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy e, in ogni caso, ritenuti inadatti ad insindacabile giudizio degli autori stessi.
Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi.
Gli autori del blog non sono responsabili dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

TICB TV