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venerdì 8 marzo 2013

Dietro al microfono: intervista a Luigi Coppola

di Massimo Raibobo Verona
L'ospite del' intervista di questa settimana è una delle voci "storiche" di Tutto il calcio, uno di quelli che è passato dal microfono alla scrivania e che ora continua di tanto in tanto a parlare a Radio 1 nel ruolo di opinionista. 
Stiamo parlando di Luigi Coppola, che come collaboratore, qualche anno fa, fu conduttore di "Zona Cesarini" e che oggi ci ha concesso questa intervista

Domanda di rito: esordio al Gr1 sport e a Tutto il calcio
“Più di trenta anni fa per una partita di serie B ad Arezzo. Non ricordo l'altra squadra. Devo il mio debutto a Radio 1 a Sergio Giubilo, storico caporedattore sport del Giornale radio. Senti un mio servizio in voce da Cagliari, volle conoscermi e mi inserì nella squadra, guidata dal genero Massimo De Luca come caposervizio. Feci servizi , come inviato, per vari sport. Lavorai nella redazione sportiva con Aldo Rizzo direttore. Ero lì per il mondiale del 1982. Poi dovetti scegliere tra radio e tv e lavorai a lungo per 90° minuto da Cagliari, ma anche da Pisa, da Milano, da Bergamo, da Roma a seconda delle esigenze di Paolo Valenti. Ma il mio debutto in Rai avvenne negli anni '60. Da studente universitario debuttai come speaker al giornale radio della Calabria. Una grande scuola , allora, per ritmo e chiarezza nel linguaggio. Poi negli anni '70, da giornalista della carta stampata, collaborai con radio Rai a Cagliari e poi debuttai come radiocronista in una radio privata, Radio24ore, raccontando le gare del Cagliari in serie A. Nel mio girare per l'Italia ebbi modo di conoscere diversi radiocronisti Rai, da Ameri a Ciotti, da Provenziali e Ferretti a Foglianese a Luzzi. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno avrei lavorato con loro a partire dal 1991 quando fui nominato caporedattore dei radiocronisti , con la nascita della Testata Giornalistica Sportiva.”

Preferiva il ruolo dietro la scrivania o al freddo degli stadi?
“A metà degli anni '80 fui chiamato a far parte della squadra di radiocronisti del ciclismo formata da Claudio Ferretti, Alfredo Provenzali, Enzo Foglianese, Giacomo Santini che sarebbe passato alla Tv con Dezan e Martino. Un'esperienza professionale ed umana esaltante. Devo dirlo più emozionante del calcio. Perché non si possono narrare le emozioni che si provano a stare su un moto a raccontare cosa accade in corsa in tempo reale, con alta probabilità di sbagliare qualche nome, ma comunque partecipando emotivamente alle gesta dei campioni dell'epoca, con esaltanti partecipazioni ai mondiali. Poi optai per la scrivania. E' altrettanto esaltante il lavoro di organizzare le trasmissioni, di valutare e valorizzare i colleghi, di costruire la squadra. Perché ciò che funziona e deve funzionare nelle radiocronache sportive a più voci e in Tutto il calcio è “ l'insieme”. Voci, come strumenti, diverse ma tutte obbligate a rispettare i tempi di un'armonia.”

Cosa è cambiato da quando era in Rai lei a ora? 
“Che ci sono colleghi giovani e forse più colti e preparati. Anche se alcuni radiocronisti della mia epoca avevano il pregio di un vocabolario ampio e però essenziale, senza tanti avverbi e con la capacità di coinvolgere, con il crescendo del tono della voce,gli ascoltatori al punto da tenerli col fiato sospeso. Oggi alcuni colleghi, qualcuno tenuto a battesimo da me, sono forse più veloci, spigliati. Forse qualcuno appare meno esperto di calcio ma tuttavia rimane piacevole nel racconto.”

E nella struttura della trasmissione?
“ La struttura risente del fatto che il calcio si è venduto alla pay tv. Sono i tempi! Tuttavia anche se qualche volta nel “ pacchetto” ci sono solo cinque partite le emozioni che i colleghi di “tutto il calcio” trasmettono sono uniche. Non esiste tv che riesca ad essere alla pari. Anche perché la radio è parola e devi ascoltare, la tv è immagine e puoi anche non ascoltare.”

E nel mondo del calcio?
“ E' cambiato molto. Intanto sul piano dello stile e dei rapporti tra società e informazione. Ci sono troppi “ tu”, troppe pacche sulle spalle ma minore stima. Poveri i colleghi che azzardano valutazioni critiche. Ai miei tempi discussi con il direttore della Testata, il compianto Gilberto Evangelisti, sull'opportunità che i radiocronisti di “Tutto il calcio” esprimessero una valutazione finale sull'arbitro. Ci fu una lunga riflessione ma alla fine si decise per il si. Oggi credo che i radiocronisti che esprimono giudizi non positivi sono subissati di messaggi dei diretti interessati.”

Cosa fa Luigi Coppola ora? La sentiamo ancora in onda?
“Il pensionato. Mi diletto con un sito, www.luigicoppola.it, nel quale esprimo mie valutazioni su fatti e personaggi di sport. Qualche volta partecipo da opinionista e a titolo gratuito a Domenica sport o a Zona Cesarini e mi fa piacere sapere che ci sono ascoltatori che mi ricordano con simpatia.

Il suo ricordo della conduzione di Zona Cesarini?
“Un ricordo piacevole. Purtroppo ho dovuto lasciare per ragioni personali, ma mi ha fatto molto piacere celebrare, in più puntate e poi in una puntata conclusiva, i 50 anni di “Tutto il Calcio”.

Che contatti ha con gli attuali componenti la redazione?
“Ogni tanto qualche telefonata ma preferisco non “ rompere”.

E con le voci che non ne fanno più parte?
“Restano nel cuore.”

Un suo ricordo di Alfredo Provenzali.
“Un grande cronista, come amava definirsi. Pignolo,documentato. Alla radio si scatenava, più che con il calcio, con il ciclismo e il suo grande amore la pallanuoto. Alle Olimpiadi di Barcellona , l'interminabile finale tra Spagna e Italia, che vinse il titolo, fu uno degli avvenimenti più emozionanti che mi capitò di seguire. Alfredo a bordo vasca, io in studio a sostenerlo. Uno stress unico, ma una emozione che pochi giornalisti hanno provato nella loro carriera. Forse superiore a quella del mondiale di calcio del 1982.”

Noi siamo cacciatori di aneddoti: ha alcune storie dagli stadi o dalla redazione che le piacerebbe raccontare e rendere pubbliche?
“Lo “ spogliatoio” è sacro e inviolabile.”

Che futuro ha secondo lei "Tutto il calcio"?
“Continuerà ad esistere perché è l'unico programma che raccoglie ancora milioni di persone che viaggiano in macchina o in treno, che lavorano o sono degenti negli ospedali o in altri luoghi chiusi, o che semplicemente vogliono vivere con la voce del radiocronista e la loro fantasia le vicende della squadra del cuore.”

E il calcio italiano può guardare al futuro con speranza?
“Se le società riescono a costruire gli stadi di loro proprietà,a investire nei vivai e a capire che i miliardi di Sky e gli abbonamenti alla pay tv non sono inesauribili.”

Se le chiedo i radiocronisti che hanno segnato la sua crescita come giornalista?
“Enrico Ameri.”

E quelli a cui è maggiormente legato nella sua carriera? 
“Claudio Ferretti ed Alfredo Provenzali.”

Cambierebbe qualcosa nella struttura della trasmissione?
“No”

Lei nel ruolo di caporedattore ha portato alcune novità? Ce le ricorda?
“Ho reintrodotto vent'anni fa, quando con la squadra radiocronisti passai dalla Testata Sportiva, diretta da Gianfranco De Laurentis, al Giornale Radio diretto da Livio Zanetti, la vecchia sigla di Tutto il calcio. Ho favorito la crescita di qualche giovane collega di qualità. Ho gestito il passaggio generazionale. Andati in pensione Ameri e Ciotti ritenni giusto designare Alfredo Provenzali per la conduzione di “ Tutto il calcio” (quando De Luca passò a Mediaset) per la sua capacità e la sua autorevolezza e lanciai come prime voci Riccardo Cucchi e Bruno Gentili. Gentili ha poi lasciato la radio, ma mi sembra di non avere sbagliato scelta.”

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