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lunedì 8 ottobre 2012

(05) Riflessioni - Nebbia a Milano

Allegri protesta con Valeri
Dieci coppe dei campioni in campo, qualcosa come 36 titoli nazionali complessivi, un sacco di altri "tituli" sparsi qua e là. Queste sono Milan e Inter, questa è la Milano del calcio. L'unica città al mondo che vanta due squadre vincenti del titolo di campione continentale e mondiale. Qualcosa che né Barcellona, né Madrid possono vantare.

Ieri c'era proprio Barça-Real, un derby spagnolo che si è rivelato, una volta ancora, di altissimo livello tecnico. In contemporanea, c'era anche la stracittadina milanese. A giudicare dai numeri, il vero, unico derby d'Europa, se non del Mondo. Ma i numeri, spesso, confondono la realtà. Una realtà che ieri ha evidenziato la pochezza, la tristezza dove si è infilata, per quest'anno e chissà per quanto tempo, il calcio milanese, vittima di presidenti che non vogliono spendere più e, laddove spendono, lo fanno molto male. Una situazione che ha dato vita, probabilmente, al derby della Madunina più brutto degli ultimi 30 anni. Nemmeno nel 2000-2001, ultima annata con le milanesi entrambe fuori dalle prime quattro, si era visto un'obbrobbrio sul piano tecnico come quello di ieri. Anzi, il derby d'andata era stato addirittura emozionante, con ben quattro gol complessivi ed equamente distribuiti, mentre al ritorno l'Inter ne uscì distrutta, con un Milan che in squadra aveva comunque gente come Shevchenko e Maldini. Mica Bojan e Bonera...

Già, Bojan e Bonera. Il Milan, dunque. Logico che, tra le due, a stare peggio sono proprio i rossoneri, che ieri più che mai si sono attaccati all'arbitraggio di Valeri, come fa una qualsiasi squadra "piccola", non certo quella che si vanta ogni due per tre di aver vinto sette titoli europei. Non vede, il signor Galliani, una squadra decisamente male assortita, che se la fa addosso in campo, come ha testimoniato quel disgraziato passaggio di Abbiati che solo la casualità mista a generosità di Milito non ha tradotto nello 0-2 già al 7' (gol vincente di Samuel già al 3', con la difesa rossonera a prendere farfalle). A parte Montolivo (a proposito: il suo gol era da annullare sul serio, per fuorigioco attivo di Emanuelson: unica decisione arbitrale azzeccata, forse per sbaglio, senza che però venga riconosciuto né dai media, né da Galliani), il vuoto cosmico. Il gioco di Allegri è inadeguato per questa squadra, ed è per questo che il tecnico livornese andrebbe cacciato: il Milan gioca ancora il calcio dei tempi di Ibrahimovic, un calcio, dunque, di sponda, oltre che fisico. Ma Ibra non c'è più. Non solo: non è stato sostituito. E non può essere certamente Bojan (una Bojata pazzesca da quando è in Italia) a fare l'Ibrahimovic. Oddio, lo spagnolo ci prova anche, andando spesso a cercare i palloni all'indietro. Ma poi si perde e, se per sbaglio arriva davanti alla porta, cicca la palla come un Piris qualsiasi. Non può essere nemmeno Pazzini, insieme a Gilardino il centravanti più sopravvalutato della storia del pallone italiano, a fare l'Ibra. Eppure, il Milan continua a fare, imperterrito, quel gioco. E a nulla basta un possesso palla "barcelloniano" e un secondo tempo tutto in superiorità numerica, per superare l'ostacolo Inter, a prescindere da se ci fosse o no il rigore su Robihno (c'era).

I colpevoli della situazione rossonera sono: società (cessioni importanti, nessuna vera sostituzione) e tecnico (non ha adeguato il suo gioco alle nuove pedine: va dunque impallinato prima di subito, e accadrebbe in qualunque società sveglia). Va invece meglio all'Inter, che, con un atteggiamento da provinciale, è a -4 dalla coppia di testa azzurrobianconera. Le fortune nerazzurre vengono da Stramaccioni, tecnico di scuola romanista che, a differenza del mister "paraocchi" Allegri, ha una maggiore (eufemismo) flessibilità mentale e dunque tattica. L'Inter non può fare, obiettivamente, più di quello fatto ieri: non è più quella del triplete e non è più nemmeno quella di Eto'o del 2011. E' una squadra che si è fortemente ridimensionata, ma che, a differenza dei dirimpettai rossoneri, ha un tecnico che riesce a trasmettere la grinta, il cuore, la forza d'animo necessaria per rimanere su il più possibile. Per questo, ma solo per questo, l'Inter può ritenersi ancora da prime cinque. Altrimenti, anche loro sarebbero come il Milan, e cioè una squadra che, ad andare bene, può arrivare settima.

E così, mentre Juventus e Napoli continuano a volare (il campionato, ora fermo per la Nazionale, riaprirà proprio con lo scontro diretto tra le due capolista, a Torino), la Fiorentina continua a stupire e le due romane continuano a dare indicazioni contrastanti (bella la Lazio, la Roma vince ma preoccupa ancora), le due milanesi, ieri, hanno offerto il calcio peggiore degli ultimi trent'anni. Milan e Inter, dieci coppe campioni complessive. Ieri, sinceramente, sembrava più un Catania - Palermo (con tutto il rispetto possibile) che un derby di Milano. Mentre la capitale del calcio mondiale è sotto la nebbia, ieri, a Barcellona, Messi e Cristiano Ronaldo facevano una doppietta a testa. Fa quasi rabbia che un telespettatore neutrale debba preferire QUEL derby, senza che nessuno possa dargli torto... Mario Aiello

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