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mercoledì 10 febbraio 2010

Un passo nella storia - Episodio 10

Quello che vi propongo questa settimana non è un articolo storico su uno dei protagonisti di Tutto il calcio minuto per minuto. Ma racconta quello che Tutto il calcio era e continua a essere: un pezzetto della nostra vita, del costume italiano. E' un articolo uscito sull'edizione siciliana della Repubblica l'1 agosto 2000 a firma Massimo Lorello. Non si capisce bene se è una storia vera, una storia vera un po' romanzata o una storia del tutto inventata, ma è molto curiosa, vale la pena di leggerla.

E con Tutto il calcio il panchinaro si vendicò

Era l'ultima giornata. L'ultima del campionato di seconda categoria. Praticamente i bassifondi dei dilettanti. Il torneo che ogni squadra inizia con certezza ma non è detto che lo finisca. Belmontese e Borussia Palermo erano riuscite a finirlo e, in quella partita conclusiva, si giocavano un posto di centroclassifica. Praticamente non si giocavano niente. Ma anche se l'incontro non aveva più alcun valore a Modesto, trentaquattrenne difensore con i capelli alla Mario Kempes, sarebbe toccata la panchina come nelle precedenti partite del campionato. Lui lo sapeva e tutti sapevano che anche questa volta non avrebbe battuto ciglio. Però, una vendetta contro quell'allenatore che proprio non lo amava ci stava, eccome. Così, Modesto progettò un vero e proprio sabotaggio che, per una domenica almeno, lo avrebbe reso protagonista assoluto. Quando l'arbitro diede il via alla gara, l'eterno rincalzo - che questa volta non si era seduto in panchina ma su un masso a ridosso della metà campo - tirò fuori, nessuno sa da dove, una radio lunga quaranta centimetri e potente come una discoteca ambulante. La accese e si sintonizzò su «Tutto il calcio minuto per minuto». Era l'ultima giornata di campionato ovunque, anche in serie A. E l'Inter dei record stava per raggiungere quota 58 punti. Non solo i venti spettatori presenti ma anche i ventidue giocatori in campo, poco a poco, iniziarono ad avvicinarsi a Modesto giusto per capire, di volta in volta, a quale ammonito si riferisse Enrico Ameri e di quale gol parlasse Ezio Luzzi. Mancavano ormai cinque minuti alla fine di tutti i primi tempi, compreso quello della partita di Belmonte Mezzagno, quando l'arbitro decise che era arrivato il momento di intervenire. Si presentò davanti a Modesto e intimò: «Per favore, spenga quella radio, sta chiaramente interferendo con il gioco». «E perché?», replicò il difensore panchinaro, «Che sto suonando canzoni? Sono sintonizzato sulle partite. Sono in regola con la federazione». A quale regola facesse riferimento questo lo sapeva solo lui ma riuscì comunque a inibire l'arbitro, che da quel momento non intervenne più. La partita finì tre a due per gli ospiti, ma sarebbe potuta finire in qualsiasi altro modo: nessuno ci avrebbe fatto caso. Merito di Modesto che aveva dirottato tutti e venti gli spettatori verso altri campi e un po' anche verso se stesso. Nel campionato successivo, il difensore cambiò squadra e riuscì finalmente, ormai trentacinquenne, a diventare titolare. Ma nessuno lo ricorda così geniale come nell'anno in cui non giocò nemmeno una partita.
Massimo Lorello

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