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giovedì 12 novembre 2009

L'onestà di Repice e quel tabù dei giornalisti..

Cari amici, per questo giovedì, approfitto della pausa delle partite per affrontare un tema che, tra l'altro, è uscito fuori dalla puntata di ieri sera di "Zona Cesarini", con Francesco Repice ospite telefonico. Nel video di oggi che trovate in fondo a questo post, potrete ascoltare il radiocronista che rivela di quale squadra è tifoso. Apertamente, senza fronzoli e senza paura.
Già. Il gioco di azzeccare per chi tifa questo o quel giornalista, è uno degli sport più amati da noi appassionati e tifosi. Non dalla grandissima parte dei giornalisti stessi, però, che tendono a nascondersi e voler indossare lo smoking bianco in qualunque caso: magari, anche in certi casi in cui non sembrano i grandi imparziali che si professano.
Insomma, è un tabù vero e proprio. Pensate al telecronista di Sky, Fabio Caressa, il più conosciuto nel nostro paese al giorno d'oggi: non si rivela, si nasconde. Eppure, diciamocelo chiaro, l'hanno capito tutti per chi tifa. Non può dirlo, per chiaro timore di perdere abbonati. Spesso gliel'hanno fatta, quella domanda: ha sempre scansato diventando rosso peperone in faccia. E così tanti altri. Come se fosse un segreto di stato troppo compromettente per essere rivelato. Purtroppo ci scordiamo, troppo spesso, che parliamo di un gioco, il calcio: nulla di così troppo serio rispetto ad altre faccende della vita. Ed appunto perchè è un gioco, perchè non rivelare le proprie simpatie? Che c'è di cosi tragico? Non è una guerra di religione, il gioco del pallone.
Francesco Repice (non il disgraziato di turno ma colui che potrebbe prendere la scia di Ameri, Ciotti e Cucchi) l'ha fatto e senza nessuna ipocrisia di sminuire a simpatia occasionale o infantile, come vi dicono in tanti. E Repice è una delle grandi voci emergenti di questo periodo, è il nuovo che avanza, il pubblico sta imparando a conoscere il suo talento giorno dopo giorno. Il suo lavoro, questo sì, una cosa seria, lo sta svolgendo nella maniera più professionale possibile, senza scadere in faziosismi. Essere tifoso di una squadra di calcio e fare il cronista, non vuol dire per forza andare in tribuna stampa con la sciarpa appesa al collo (come purtroppo sta diventando cult nei fenomeni mediatici attuali, a cui viene pure dato risalto). Francesco Repice, chi lo ascolta lo sa, è sempre stato in buona fede ed estremamente competente nei commenti. E' un chiaro esempio di come essere tifoso dichiarato di una certa squadra, non significhi annebbiare tutti gli altri fattori. Perchè lo spettatore lo sa riconoscere chi per il suo lavoro ci mette l'anima e ce la mette bene. Francesco Repice non vuole prendere in giro nessuno, si rivela in maniera onesta e sincera, ed è riconosciuto dalla gran parte di pubblico, un grande, senza santi in paradiso.
Insomma, la riflessione finale è: ma perchè al giorno d'oggi, il giornalista sportivo considera tabù il rivelare le proprie simpatie? Paura di non essere in grado di sembrare in buona fede e perdere di credibilità?
Vorrei augurarmi che questa sorta di "outing" di Repice, possa essere un grande esempio per la categoria e abbattere un muro.

Di seguito, l'audio. Ecco per chi tifa Francesco Repice.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh che dire.. Un'onestà senza precedenti, nel mondo del giornalismo sportivo. Temo però minutoxminuto che l'auspicio con il quale hai concluso il tuo pezzo sia destinato a rimanere un'utopia.. Nel calcio tutto viene preso troppo maledettamente sul serio.. E comunque alla fine credo che nonostante l'"omertà" dei diretti interessati, la fede d'origine di quasi tutti i radio-telecronisti sia nota davvero a tutti, quindi è anche uno sforzo abbastanza inutile.... Quindi W Repice! :-)
Stefano

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